Il volume "Nuove Imprese 2023" offre un ritratto dettagliato della neo-imprenditorialità nel nostro Paese. Dalle motivazioni dei neo-imprenditori ai settori di attività più promettenti, fino ai fabbisogni professionali in termini di competenze e titoli di studio, l'analisi delinea un quadro preciso delle nuove realtà imprenditoriali italiane.
SETTORI
Relativamente alla creazione di nuove imprese, il quadro generale del 2023 segnala una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente (vai al report 2022). Dopo il calo registrato nel 2020 e il rimbalzo osservato nel 2021, le nuove imprese nell’ultimo biennio si sono assestate intorno alle 144 mila unità, tornando quindi sui livelli del 2019, prima della crisi sanitaria. Di queste, circa due terzi fanno parte dei servizi, confermando che i tassi di natalità delle imprese tendono ad essere più elevati in questi settori, anche perché le attività terziarie risultano meno capital intensive rispetto a quelle industriali, presentano minori barriere all’ingresso e conseguono le economie di scala anche su dimensioni relativamente contenute. Negli ultimi anni la crescita di nuove imprese è stata comunque trainata soprattutto dalle costruzioni, per effetto delle politiche di incentivo fiscale per la riqualificazione energetica che sono entrate nel 2021 e nel 2022 nella fase realizzativa.
Nel 2023 ad avviare le nuove imprese sono nel 35% dei casi persone che precedentemente avevano un lavoro alle dipendenze; tale quota ha peraltro acquisito rilievo nel corso degli ultimi anni (+3,4 punti percentuali rispetto al 2019). Circa un altro terzo dei nuovi avvii (il 31,4%) è attribuibile a chi è in cerca di lavoro, anche in questo caso con un incremento abbastanza importante rispetto a quanto si osservava prima della crisi.
Segue poi a breve distanza il caso di imprenditori e liberi professionisti che individuano spazi di mercato e prendono la decisione di coglierne le opportunità (28,2% delle nuove imprese). Negli ultimi anni si ravvisa quindi una maggiore propensione al rischio da parte di chi occupa posizioni già retribuite (dipendenti, imprenditori e liberi professionisti), e al contempo una crescita nelle aperture di una nuova impresa da parte di chi è disoccupato. A livello territoriale quest’ultimo caso si osserva prevalentemente nelle regioni meridionali dove la quota di nuovi imprenditori che precedentemente si trovava in una condizione di disoccupazione è cresciuta di 6 punti percentuali rispetto al 2019.
MOTIVAZIONI
Considerando le motivazioni che spingono ad aprire nuove imprese, emerge anche che dal 2019 al 2023 sono cresciute soprattutto le dichiarazioni degli imprenditori che motivano l’apertura della loro nuova impresa per “successo personale ed economico” (da 43% a 55%), “insoddisfazione verso il precedente lavoro” (da 20,5% a 26%), “conoscenza/opportunità del mercato” (da 48% a 53%). Mentre sono in discesa le spinte più legate alla necessità di un lavoro: “difficoltà a trovare lavoro dipendente stabile” (da 22% a 14%), e la “necessità di trovare primo o nuovo lavoro” (da 25% a 20%). Questo, a livello generale, sembra coerente con la caduta del tasso di disoccupazione e con il miglioramento delle opportunità occupazionali che ha caratterizzato il mercato del lavoro nell’ultimo anno e mezzo.
In l’Abruzzo, il 18% dei neo-imprenditori (22,2% nel 2022) sono imprenditori che aprono un'ulteriore attività, dato inferiore al 19,9% della media nazionale. Il dato abruzzese è superiore per operai e apprendisti che decidono di aprire un’impresa con il 21,4% contro il 19,6% nazionale e leggermente superiore per i disoccupati 18,6% contro il dato nazionale di 17,9%. E’ invece inferiore per studenti e soggetti in cerca di prima occupazione, disoccupati e casalinghe.
In merito alle motivazioni che hanno spinto alla nascita delle "nuove imprese" nel 2023 il dato dell’Abruzzo è in linea con quello medio nazionale (Conoscenza / opportunità del mercato 53,6%, Necessità di trovare primo o nuovo lavoro 19,6%, Difficoltà a trovare lavoro dipendente stabile 15,2% (dato superiore al dato medio nazionale pari a 14,2%), Insoddisfazione verso il precedente lavoro 29,8% (dato Italia 25,9%), Valorizzazione competenze / esperienze professionali 49,9% (dato Italia 51%), Successo personale ed economico 52,2% (dato Italia 55,4%), Sfruttamento di un'idea innovativa 15,7% (dato Italia 14,9%).
DIFFICOLTÀ INCONTRATE ALL’AVVIO DELL’ATTIVITÀ
Il 79% delle nuove imprese all’avvio dell’attività incontrano qualche tipo di difficoltà. Tra le altre motivazioni segnalate, quelle che assumono un peso maggiore sono le procedure amministrative (48%), l’insufficiente conoscenza delle normative (39,4%) e la commercializzazione dei prodotti (23,3%); è interessante notare che la quota di imprese che ha indicato come principale ostacolo il “clima economico sfavorevole” è passata dal 26,9% nel 2019 al 37,3% nel 2021 per poi scendere al 28,5% nel 2022 e al 21,5% di quest’anno.
ETÀ DELL’IMPRENDITORE E NUOVE IMPRESE
La distribuzione delle nuove imprese secondo l’età del titolare vede prevalere la fascia di età mediana (tra i 35 e i 50 anni) con il 41,6%, seguono i neo-imprenditori sotto i 35 anni (34,9%) e chiudono la classifica gli over 50 (23,6%).
Il settore edile, così come il comparto industriale, attraggono imprenditori più maturi; i servizi in generale, ed in particolare quelli alle persone (ma anche il commercio e i servizi turistici), richiamano le generazioni più giovani. Nei servizi alle imprese si osserva invece una quota abbastanza rilevante di titolari sopra i 50 anni;
Le politiche e le iniziative per promuovere e sostenere l’imprenditorialità non dovrebbero quindi rivolgersi esclusivamente alle giovani generazioni, ma dovrebbero cercare di favorire anche l'imprenditorialità over 50, in modo da sfruttare appieno il potenziale di questo gruppo di popolazione.
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